Non conoscevo Alessandro Barbano, se non di fama, prima che assumesse la direzione de “Il Messaggero”. In poche settimane ho avuto il privilegio di scoprire un uomo straordinario: un galantuomo, colto, educato, un giornalista di razza. La sua passione per il mestiere, la sua dedizione alla verità e la sua profonda conoscenza del mondo dell’informazione mi hanno colpito fin da subito. Bastano 33 giorni per capire quanto mancherà la sua guida.
Il modo in cui è stato allontanato, un professionista del suo calibro, ci lascia senza parole. Un fulmine a ciel sereno che solleva inquietanti interrogativi sull’attenzione di alcuni editori al pluralismo e alla correttezza dell’informazione. In un panorama mediatico sempre più fragile, la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati in modo completo e imparziale sono valori da difendere con le unghie e con i denti.
Questo licenziamento, avvenuto in modo così repentino e senza alcuna spiegazione ufficiale, è una ferita aperta per il giornalismo italiano. Ancora più sconcertante è il silenzio assordante dei sindacati e della classe politica. In un momento in cui la libertà di stampa è sotto attacco, è fondamentale che le istituzioni e le organizzazioni preposte alla sua tutela alzino la voce.
Non si tratta solo di un avvicendamento interno a un giornale, è un campanello d’allarme che rischia di minare la credibilità dell’intero sistema dell’informazione. Se i giornalisti non sono liberi di lavorare in modo indipendente e senza condizionamenti, come possiamo essere sicuri di ricevere notizie accurate e complete?
Questa storia deve scuotere le coscienze di tutti coloro che hanno a cuore la libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione. È necessario un dibattito serio e approfondito sulle sfide che il giornalismo italiano si trova ad affrontare. Solo così potremo garantire che la voce dei giornalisti continui ad essere ascoltata e che i cittadini possano continuare ad essere informati in modo libero e indipendente.
Cesare San Mauro