La riforma del premierato voluta dal governo Meloni ha superato il primo scoglio con l’approvazione in Senato, ma il percorso è ancora lungo e pieno di insidie per la premier. Ora la proposta di legge costituzionale dovrà passare all’esame della Camera dei Deputati, dove le opposizioni hanno già annunciato una dura battaglia con migliaia di emendamenti. Anche il successivo iter di doppia lettura in entrambe le Camere non sarà semplice, con il rischio concreto di un referendum che potrebbe affossare definitivamente la riforma.

Meloni ha sottolineato l’importanza di garantire “il diritto dei cittadini di scegliere da chi farsi governare” e di dare stabilità al governo, ma l’opposizione ritiene la riforma “pericolosa” e “pasticciata”. Secondo gli esperti, il premierato proposto presenta diverse anomalie rispetto agli standard europei, come il fatto che il premier debba comunque ottenere la fiducia del Parlamento e possa essere sostituito solo da un parlamentare della stessa maggioranza.

Tre gli scenari possibili per Meloni:

  • Procedere spediti verso l’approvazione definitiva, rischiando però un referendum che potrebbe affossare la riforma e mettere a repentaglio la stabilità del governo;
  • Rallentare l’iter per rinviare il referendum dopo le prossime elezioni politiche, presentandolo come una “prova generale” di un nuovo bipolarismo;
  • Dirottare la riforma su un “binario morto” e concentrarsi invece sulla riforma della giustizia, che sembra avere più consensi trasversali.

Insomma, la premier dovrà muoversi con cautela per evitare la “tempesta perfetta” di tre referendum (premierato, autonomia e giustizia) in una sola legislatura, che rischierebbe di minare seriamente il suo progetto riformista.