Doomscrolling: immersi in un vortice di notizie negative

Nell’era digitale, caratterizzata da un flusso ininterrotto di informazioni a portata di click, si è sviluppato un fenomeno insidioso che desta crescente preoccupazione: il doomscrolling. Termine nato dalla crasi delle parole inglesi “doom” (destino avverso, rovina) e “scrolling” (scorrimento), descrive la tendenza compulsiva a cercare e consumare ossessivamente notizie negative online.

Le radici del fenomeno:

L’emergenza sanitaria da COVID-19 ha amplificato il problema, alimentando l’incertezza e la paura. L’isolamento sociale e la perenne connessione al web hanno creato un terreno fertile per il doomscrolling, dove la ricerca spasmodica di informazioni, spesso negative, diventa un meccanismo di coping per fronteggiare l’ansia e il senso di impotenza, sprofondando in un vortice di pessimismo.

Le conseguenze psicologiche:

Le conseguenze di questa abitudine malsana sulla salute mentale sono evidenti e preoccupanti:

  • Aumento dello stress e dell’ansia: L’esposizione continua a notizie negative innesca la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, alimentando un circolo vizioso di ansia e preoccupazione.
  • Esacerbazione dei disturbi d’ansia: Per chi soffre già di ansia o depressione, il doomscrolling può amplificare i sintomi e ostacolare il percorso di cura.
  • Distorsione della realtà: L’enfasi eccessiva su notizie negative può portare a una visione distorta del mondo, facendo percepire la realtà come più pericolosa di quanto non sia in realtà.
  • Dipendenza: Il doomscrolling attiva il sistema di ricompensa del cervello, rilasciando dopamina, creando una dipendenza dal comportamento di ricerca.

Strategie per contrastare il doomscrolling:

Uscire dal tunnel del doomscrolling richiede consapevolezza, impegno e l’adozione di strategie mirate:

  • Monitoraggio dell’utilizzo dei social media: Prendere coscienza di quanto tempo si dedica ai social media e al consumo di notizie, identificando le fonti che generano maggior ansia.
  • Limitazione dell’esposizione alle notizie: Stabilire orari specifici per informarsi, evitando di controllare le notizie con frequenza ossessiva.
  • Selezione di fonti di notizie positive: Cercare e seguire fonti giornalistiche che si concentrano su storie costruttive e positive, privilegiando il “solutions journalism”.
  • Coltivazione di altri interessi: Dedicare tempo ad attività piacevoli e non legate al consumo di notizie, come hobby, sport o socializzazione.
  • Pratica di tecniche di rilassamento: Tecniche come la mindfulness, la meditazione e lo yoga possono aiutare a ridurre lo stress e l’ansia.

Oltre ai consigli sopracitati:

  • Disattivazione delle notifiche: Disattivare le notifiche delle app di notizie e social media per evitare il bombardamento costante di aggiornamenti negativi.
  • Eliminazione delle fonti negative: Smettere di seguire pagine social e testate giornalistiche che diffondono prevalentemente notizie cupe.
  • Utilizzo di estensioni del browser: Esistono estensioni che permettono di limitare il tempo trascorso sui siti web di notizie.
  • Confidarsi con un professionista: Parlare con un amico, un familiare o uno psicologo può aiutare a gestire le emozioni negative e trovare strategie di coping efficaci.

Il ruolo dei media nella lotta al doomscrolling:

E’ fondamentale sottolineare la responsabilità dei media nel contrastare il fenomeno del doomscrolling. La scelta di titoli sensazionalistici, la pubblicazione di notizie frammentarie e la mancanza di approfondimento possono alimentare l’ansia e la disinformazione. Un giornalismo più responsabile, che dedichi spazio a storie costruttive e soluzioni concrete, può contribuire a creare un clima informativo più sano e positivo.

In conclusione:

Il doomscrolling è un problema reale e preoccupante che impatta sulla salute mentale di molte persone. Riconoscerlo, comprenderne le cause e adottare strategie per contrastarlo è fondamentale per il nostro benessere psicofisico. Con consapevolezza, impegno e il supporto di una rete di relazioni positive, possiamo uscire dal vortice delle notizie negative e costruire un’informazione più equilibrata e costruttiva.

Nadia Bengala: un appello disperato per salvare la figlia dalla droga

Nadia Bengala, indimenticata ex Miss Italia, ha deciso di parlare apertamente del dramma che sta vivendo con la figlia Diana Schivardi, recentemente condannata a dieci mesi di reclusione per reati legati all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

In un’intervista toccante, Bengala ha rivelato la profondità della sua angoscia: “La droga la sta cambiando. Per salvarla bisogna ricoverarla”. Le parole di Nadia riflettono non solo il dolore di una madre, ma anche la sua determinazione a fare tutto il possibile per riportare la figlia sulla retta via.

Da sola non ce la fa più, afferma. La condanna di Diana è il culmine di un percorso segnato dalla dipendenza, che ha visto la giovane precipitare in un vortice autodistruttivo. Nadia Bengala, nonostante gli sforzi per aiutare la figlia, si sente ormai impotente di fronte a una situazione che peggiora giorno dopo giorno.

“La droga sta trasformando profondamente Diana,” confessa la Bengala con voce rotta dall’emozione. “Da sola non posso più aiutarla. L’unica soluzione è il ricovero.”

Il suo appello è chiaro: un intervento professionale è necessario per salvare Diana da una dipendenza che rischia di distruggerle la vita. Nadia Bengala spera che un percorso di riabilitazione possa offrire alla figlia una nuova opportunità, lontano dalle tentazioni e dai pericoli legati alla droga.

Con questa dichiarazione, Nadia Bengala non solo condivide la sua sofferenza, ma lancia anche un grido di speranza e un invito alla riflessione su un problema che colpisce molte famiglie. La storia di Diana Schivardi è un monito sui rischi della dipendenza e sull’importanza di intervenire tempestivamente e con i giusti strumenti.

Nadia Bengala continua a combattere per il futuro della figlia, sperando che questo difficile capitolo possa trasformarsi in un nuovo inizio, segnato dalla guarigione e dalla rinascita.

Meloni ottiene il via libera Ue per il PNRR

Il governo Meloni ha ottenuto un significativo risultato con l’approvazione da parte della Commissione Europea del pagamento della quinta rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pari a 11 miliardi di euro, 400 milioni in più rispetto alla richiesta iniziale di dicembre 2023.

Con il quinto pagamento, i fondi approvati nell’ambito del PNRR raggiungono complessivamente i 113,5 miliardi di euro. Bruxelles ha così rinnovato la fiducia nell’azione del governo italiano, nonostante le iniziali perplessità legate alla sua appartenenza a un partito considerato euroscettico.

Meloni ha dichiarato che questo risultato “smentisce coloro che hanno scommesso sul nostro fallimento” e che l’Italia è il primo paese in Europa per obiettivi raggiunti nell’ambito del PNRR. Inoltre, il successo di Meloni alle recenti elezioni europee le ha conferito un ruolo di primo piano.

Ma il governo continua: la sesta richiesta di pagamento da 8,5 miliardi di euro è già stata inoltrata, mentre è stata convocata una cabina di regia per valutare lo stato di attuazione degli obiettivi relativi alla settima rata da 18,2 miliardi di euro.

Tuttavia, la Commissione ha indicato la necessità di ulteriori chiarimenti su un obiettivo che mira a ridurre i tempi tra la consegna delle opere infrastrutturali e l’aggiudicazione degli appalti. L’Italia farà una richiesta ragionevole per modificare questo punto.

Meloni ha ribadito l’impegno dell’amministrazione: “La messa a terra del PNRR rimarrà una priorità assoluta dell’intero governo perché ogni obiettivo raggiunto è un passo avanti per rendere la nostra nazione più forte, più moderna, più attenta ai bisogni delle famiglie e delle imprese.”

Convention democratica 2024 a Chicago: Biden contro tutti per la nomination

Dal 19 al 22 agosto 2024, la città di Chicago sarà il palcoscenico della Convention del Partito Democratico, dove i delegati si riuniranno per selezionare ufficialmente il candidato alla Casa Bianca per le elezioni presidenziali del 5 novembre. Tra i contendenti spicca il presidente uscente Joe Biden, che a 81 anni è il candidato più anziano nella storia degli Stati Uniti a cercare un secondo mandato. Sebbene Biden non sembri affrontare una sfida significativa all’interno del partito, non è certo che sarà lui a ottenere la nomination senza difficoltà.

Oltre a Biden, ci sono almeno altri due candidati che aspirano alla nomina. Marianne Williamson, una scrittrice e attivista di 71 anni, è stata una delle prime a dichiarare la sua candidatura. Williamson ha guadagnato un seguito tra i progressisti grazie al suo impegno per le cause sociali e la giustizia economica, e cercherà di utilizzare la sua esperienza come attivista per ottenere il sostegno dei delegati. Un altro contendente è Dean Phillips, un deputato del Minnesota di 55 anni, che ha ufficializzato la sua candidatura. Phillips, noto per i suoi successi elettorali a livello locale e per la sua visione pragmatica, potrebbe fare leva sulla sua esperienza politica per conquistare l’appoggio necessario.

La Convention democratica, che si terrà in Illinois, sarà un evento cruciale in cui i delegati voteranno per scegliere non solo il candidato alla presidenza, ma anche il candidato alla vice-presidenza. La decisione avrà un impatto significativo, considerando i recenti successi elettorali del Partito Democratico. Nel 2008, Barack Obama ha fatto la storia diventando il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti e, nel 2012, è stato rieletto. Nel 2020, Joe Biden ha sconfitto il candidato repubblicano Donald Trump, conquistando la Casa Bianca.

Nonostante il Partito Democratico abbia una solida tradizione di vittorie, l’incertezza rimane su chi otterrà la nomination per le elezioni del 2024. La Convention democratica sarà un momento decisivo per il partito, determinando chi sarà il rappresentante alle prossime elezioni presidenziali del 5 novembre. I delegati avranno il compito di scegliere un candidato che non solo possa unire il partito, ma anche affrontare efficacemente le sfide poste dal rivale repubblicano.

Questo evento segna un momento di riflessione e decisione per il Partito Democratico, che dovrà presentare un candidato in grado di portare avanti il loro programma politico e affrontare con successo la competizione elettorale che si prospetta ardua e combattuta.

Meloni e la riforma del premierato

La riforma del premierato voluta dal governo Meloni ha superato il primo scoglio con l’approvazione in Senato, ma il percorso è ancora lungo e pieno di insidie per la premier. Ora la proposta di legge costituzionale dovrà passare all’esame della Camera dei Deputati, dove le opposizioni hanno già annunciato una dura battaglia con migliaia di emendamenti. Anche il successivo iter di doppia lettura in entrambe le Camere non sarà semplice, con il rischio concreto di un referendum che potrebbe affossare definitivamente la riforma.

Meloni ha sottolineato l’importanza di garantire “il diritto dei cittadini di scegliere da chi farsi governare” e di dare stabilità al governo, ma l’opposizione ritiene la riforma “pericolosa” e “pasticciata”. Secondo gli esperti, il premierato proposto presenta diverse anomalie rispetto agli standard europei, come il fatto che il premier debba comunque ottenere la fiducia del Parlamento e possa essere sostituito solo da un parlamentare della stessa maggioranza.

Tre gli scenari possibili per Meloni:

  • Procedere spediti verso l’approvazione definitiva, rischiando però un referendum che potrebbe affossare la riforma e mettere a repentaglio la stabilità del governo;
  • Rallentare l’iter per rinviare il referendum dopo le prossime elezioni politiche, presentandolo come una “prova generale” di un nuovo bipolarismo;
  • Dirottare la riforma su un “binario morto” e concentrarsi invece sulla riforma della giustizia, che sembra avere più consensi trasversali.

Insomma, la premier dovrà muoversi con cautela per evitare la “tempesta perfetta” di tre referendum (premierato, autonomia e giustizia) in una sola legislatura, che rischierebbe di minare seriamente il suo progetto riformista.