Rino Fisichella, figura di spicco nel panorama ecclesiale italiano, è un teologo e arcivescovo la cui vita è stata interamente dedicata al servizio della Chiesa. Nato a Codogno nel 1951, ha intrapreso un percorso accademico e spirituale che lo ha portato a ricoprire ruoli di grande responsabilità all’interno della Santa Sede.
Dopo la formazione presso il Collegio San Francesco di Lodi e l’ordinazione sacerdotale, Fisichella si è affermato come un acuto teologo, insegnando per anni alla Pontificia Università Gregoriana. La sua profonda conoscenza della dottrina cattolica lo ha portato a essere chiamato a guidare importanti istituzioni ecclesiastiche. Dal 2002 al 2010, è stato rettore della Pontificia Università Lateranense, una delle più antiche università del mondo, e ha presieduto la Pontificia Accademia per la Vita, un organismo che si occupa di questioni etiche di grande attualità.
L’evangelizzazione al centro dell’azione
Papa Benedetto XVI lo ha voluto al timone del neonato Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, un chiaro segnale dell’importanza attribuita dalla Chiesa alla rievangelizzazione dei Paesi di antica tradizione cristiana e all’annuncio del Vangelo nelle culture lontane. In questo ruolo, Fisichella ha promosso numerose iniziative per rinvigorire la fede dei cristiani e per far conoscere il messaggio di Cristo a coloro che ancora non lo conoscono.
Attualmente, come pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’evangelizzazione, Fisichella continua a lavorare per diffondere il Vangelo in ogni angolo del pianeta. In vista del Giubileo del 2025, ha sottolineato l’importanza della speranza come antidoto alle sfide del nostro tempo e come forza trainante per un rinnovato impegno a favore dei più bisognosi.
L’evento che celebriamo oggi rappresenta un momento di grande rilevanza per il mondo della giustizia sportiva. La Sezione Consultiva, prevista dall’articolo 56, comma 3, del Codice di Giustizia Sportiva, è stata ufficialmente composta e vede tra i suoi membri figure di spicco che contribuiranno con la loro esperienza e competenza.
In particolare, siamo onorati di annunciare che il Vice Presidente vicario della Sezione Consultiva sarà Cesare San Mauro, una figura di grande prestigio e autorevolezza. La sua nomina rappresenta un riconoscimento del suo impegno e della sua dedizione al mondo sportivo e alla giustizia.
Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento al Presidente del CONI, Giovanni Malagò, per il suo costante supporto e la sua visione lungimirante che hanno reso possibile questo importante traguardo.
Un ringraziamento speciale va inoltre all’Avvocato Generale dello Stato e Presidente del Collegio di Garanzia dello Sport, Gabriella Palmieri Sandulli. La sua leadership e la sua profonda conoscenza giuridica sono stati fondamentali per la costituzione e l’operatività della Sezione Consultiva. Grazie al suo impegno, possiamo guardare con fiducia al futuro della giustizia sportiva, certi di poter contare su un sistema sempre più efficace e trasparente.
Questo evento segna l’inizio di una nuova fase, caratterizzata da un rinnovato impegno per la tutela dei valori sportivi e la promozione della giustizia nel mondo dello sport.
Dodici bambini sono stati tragicamente uccisi mentre giocavano a calcio in un’area a maggioranza drusa, un evento che ha scosso profondamente la comunità locale e ha sollevato interrogativi sulla responsabilità di Hezbollah e sulla reazione di Israele. Il governo libanese ha dichiarato alla BBC che l’attacco non era premeditato, mentre la strage ha complicato ulteriormente i negoziati per una tregua a Gaza, in corso a Roma. La violenza, che ha colpito innocenti, segna un punto critico in un conflitto già teso e complesso.
A dieci mesi dall’inizio della devastante guerra nella Striscia di Gaza, centinaia di persone hanno partecipato ai funerali dei dodici ragazzi, uccisi mentre giocavano a calcio nel villaggio di Majdal Shams, situato nelle alture siriane del Golan. La comunità drusa, composta da uomini e donne in abiti tradizionali e copricapi bianchi a forma di cono tarbūsh, si è unita nel dolore per la perdita dei propri figli. La reazione di Israele è stata immediata e violenta, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha interrotto il suo viaggio negli Stati Uniti per partecipare a una riunione d’emergenza del gabinetto di sicurezza.Israele e gli Stati Uniti hanno puntato il dito contro Hezbollah, accusandolo di essere responsabile dell’attacco, ma Teheran ha prontamente negato ogni coinvolgimento. Il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Nasser Kanani, ha avvertito che la tragedia non dovrebbe servire da pretesto per una rappresaglia israeliana. La tragedia ha avuto luogo in un contesto di tensione crescente, con Israele che ha identificato un razzo di fabbricazione iraniana come l’arma utilizzata nell’attacco.
Il governo libanese ha espresso scetticismo riguardo all’intenzionalità dell’attacco, suggerendo che potrebbe essere stato causato da un errore, e ha chiesto un’indagine internazionale per chiarire le circostanze. La morte dei dodici bambini ha sollevato interrogativi sulle motivazioni dietro l’attacco e ha lasciato la comunità drusa in uno stato di confusione e dolore.
Mentre il governo israeliano ha visitato i leader locali per esprimere le proprie condoglianze, il ministro della difesa Yoav Gallant ha dichiarato che Hezbollah, sostenuto dall’Iran, dovrà affrontare le conseguenze di questa tragedia. Il ministro degli esteri Eli Cohen ha minacciato azioni significative contro il Libano, esprimendo indignazione per l’attacco ai bambini. La tragedia ha anche avuto ripercussioni sui negoziati in corso a Roma, con esperti che esprimono pessimismo riguardo alla loro riuscita, complicati dalle tensioni in corso.
I Drusi: chi sono?
L’etnia drusa, le cui radici risalgono all’XI secolo, è una comunità unica che parla arabo ma non si identifica come musulmana. I Drusi, che prendono il nome dall’egiziano al-Darazi, fondatore di una dottrina ismailita sciita, seguono un credo che si discosta dai cinque pilastri dell’Islam, adottando invece sette precetti fondamentali. La loro fede è caratterizzata da influenze di induismo, cristianesimo, cultura greca classica e altre credenze esoteriche.
Circa un milione di Drusi vive in Siria, Libano, Israele e Giordania, mantenendo una comunità religiosa chiusa e guidata da pochi saggi. Hikmat al-Hijri, leader spirituale dei Drusi in Siria, ha recentemente esortato la comunità internazionale a garantire giustizia per le vittime della recente tragedia.
La comunità drusa è nota per la sua lealtà verso il governo locale, ma la recente violenza ha sollevato interrogativi sulla loro posizione e sicurezza. La richiesta di giustizia per i bambini uccisi è un richiamo alla pace e alla comprensione tra le diverse comunità, sottolineando l’importanza di un futuro in cui ebrei e arabi possano vivere in armonia, lontani dalla violenza e dalla sofferenza. La vita di ogni bambino, indipendentemente dalla loro etnia o religione, merita di essere celebrata e protetta.
Jannik Sinner, il talento altoatesino che ha conquistato il mondo del tennis, è molto più di un semplice numero uno del ranking ATP. La sua ascesa è stata meteorica, ma ciò che lo distingue davvero dai suoi colleghi è la combinazione unica di talento innato, umiltà e dedizione al lavoro.
Il suo rovescio a una mano, un colpo che sembra uscito da un’altra epoca, è diventato il suo marchio di fabbrica. Un colpo che, unito a una straordinaria capacità di lettura del gioco e a un fisico sempre più potente, gli ha permesso di dominare su ogni superficie.
Ricordiamo tutti la sua storica vittoria al Roland Garros 2024, un trionfo che lo ha consacrato come uno dei più grandi tennisti italiani di sempre. Un successo che avrebbe potuto montargli alla testa, ma che invece lo ha spinto a lavorare ancora più duramente.
Sinner è un esempio per tutti i giovani atleti. La sua storia è quella di un ragazzo che, grazie al talento, alla passione e a un impegno costante, è riuscito a realizzare i suoi sogni. Ma è anche la storia di un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini e che continua a essere un punto di riferimento per la sua comunità.
La sua umiltà è contagiosa. Nonostante i milioni di dollari guadagnati e la fama mondiale, Sinner è rimasto la stessa persona semplice e genuina di sempre. Un campione che non si lascia abbagliare dalle luci della ribalta e che continua a inseguire nuovi traguardi con la stessa determinazione di sempre.
Molto più di un tennista: un modello di comportamento, un esempio di come si possa raggiungere il successo senza mai perdere di vista i propri valori. Ci insegna che con il talento, la passione e l’umiltà si possono conquistare grandi traguardi.